Gron, villaggio ai piedi del monte Sperone, in Comune di Sospirolo, custodisce un tesoro d’arte e di storia. Nell’ormai lontano 1958, quando nasceva la Parrocchia, probabilmente nessuno dei suoi nuovi parrocchiani era consapevole d’esser parte di un patrimonio storico e artistico millenario. A Gron, infatti, vi è una chiesa molto antica – grembo dell’omonima Parrocchia – dedicata a santo Stefano.
A testimoniare che pure nel piccolo villaggio di Gron i secoli transitarono carichi di storia è infatti la chiesetta, oggi restaurata. Quando nel 1998 la Comunità cristiana di Gron dà avvio ai lavori di restauro, ini-ziarono le sorprese: alcune delle mura interne risultano affrescate; all’esterno invece si attesta la presenza di una tomba longobarda e una porzione di pavimento databile all’età dell’Impero Romano. Non solo: una pala d’altare del XVIII secolo arricchisce il suddetto patrimonio storico-artistico.
In seguito alle indagini archeologiche, la tomba longobarda risultò costituita da un unico grande co-perchio in pietra, databile all’VIII secolo e attribuibile a un “grande” dell’epoca. La porzione di pavimento romano, in cubetti di cotto a spacco, si estende probabilmente sotto all’intera pavimentazione del piccolo tempio tanto da lasciar ipotizzare l’esistenza di un preesistente complesso di tipo abitativo o addirittura cultua-le sopra al quale venne poi costruita l’attuale chiesa.
Nell’area circostante la chiesa, sono attestate sepolture in cassetta litica collocabili tra il XIV e il XVI secolo. Esse racchiudono, oltre ai resti umani, oggetti di vario uso: perle di un rosario, statuine in corno (pre-sumibilmente di un santo), monete. Siamo così di fronte ad un sito di particolare rilievo, tanto che l’archeologo incaricato ai lavori, giunse a riconoscerlo come sito dalle caratteristiche «pressoché uniche».
All’interno, invece, a farla da padroni sono gli affreschi. Sulla parete sud vi è un’imponente Ultima Cena di 220x450 cm datata al XVI secolo. Sul celeberrimo tavolo compaiono caratteristici gamberi, riscon-trabili in altre simili raffigurazioni del luogo, come quella al Santuario dei Santi Vittore e Corona di Anzù e in altre chiese della zona. Sulla controfacciata, riempiono la scena le figure di due santi: Lucia e Michele Ar-cangelo, entrambi dalle dimensioni di circa 175x100 cm. Questi due affreschi sono più antichi (XV secolo) dell’Ultima Cena; Lucia, in particolare, dal volto nitido e curato, ha linee di contorno molto fini e gli occhi sul piatto ricompongono il suo volto in maniera magistrale.
La pala d’altare settecentesca, oggi conservata nella nuova chiesa parrocchiale, raffigura oltre a santo Stefano in abiti diaconali, la vergine Maria con san Giacomo e san Girolamo. È attribuita al bellunese Anto-nio Gabrielli e sarebbe la riproposizione di una pala più antica, di legno però, oggi andata perduta ma attesta-ta dai numerosi verbali rilasciati dai Vescovi nelle loro Visite pastorali. Proprio grazie a questi documenti, sappiamo inoltre che nel XVII secolo Gron risulta la frazione più popolata dell’intera Pieve di Sospirolo, per-ché crocevia degli itinerari più frequentati. La fertilità dei campi, la presenza di fiumi, la collocazione tra i due sistemi viari da Belluno verso Feltre e verso l’Agordino facevano di Gron una «villa di molta dovitia e delitia». Questi motivi, oltre alla nota Bolla di papa Lucio III del 1185, fanno pensare all’esistenza della chiesetta di Gron fin dagli anni a cavallo del Mille, in cui si sviluppò l’organizzazione delle comunità in Pievi e parrocchie.
Ora, la chiesa officiata e usufruita per secoli dalla locale comunità cristiana, ben conservata e intatta, è come un prezioso scrigno di storia, arte e fede, a testimoniare la vita consumatasi per secoli attorno alle sue mura.
Nel dicembre 2013 la chiesa è stata oggetto di una tesi discussa e approvata presso la Facoltà Teologica del Triveneto nella sede di Belluno. Lo studio, reso possibile grazie all’attenta direzione del docente relatore, corredato dalla collaborazione di alcuni esperti e da molte testimonianze orali, per i tipi della Tipografia Piave è ora disponibile per tutti quei lettori che portano nel cuore l’arte e la storia, per chi riconosce in esse un pa-trimonio dell’umanità.
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